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UE e ONU: partner con uno scopo

29/05/2020 - Se c'è una cosa su cui sono d'accordo i 27 Stati membri è che tutti noi crediamo nel multilateralismo basato su regole. Ripetiamo, quasi come un mantra, che vogliamo un'ONU forte, che sia il cuore pulsante del sistema multilaterale. Il Consiglio di sicurezza è la più alta autorità multilaterale a livello mondiale e ha l'ultima parola su questioni di pace e sicurezza. Sono stato molto lieto di pronunciare un discorso al Consiglio di sicurezza sulla cooperazione UE-ONU (si veda qui) e di esprimere il forte sostegno dell'UE all'operato dell'ONU, con contributi concreti in molti settori, in particolare per la pace e la sicurezza.

Il multilateralismo deve produrre risultati per le persone che ne hanno più bisogno.

 

Ho esordito sottolineando che la pandemia di coronavirus mette alla prova il sistema multilaterale come mai prima d'ora. È ovvio che potremo sconfiggere il virus soltanto con un'azione collettiva e che in questo sforzo globale l'ONU deve svolgere un ruolo centrale.

Il multilateralismo deve conseguire risultati

Il multilateralismo deve però produrre risultati per le persone che ne hanno più bisogno. Altrimenti perde legittimazione, e prendono il sopravvento l'unilateralismo e la politica della forza. Per questo l'ONU ha bisogno di un Consiglio di sicurezza che sia in grado di prendere le decisioni necessarie e non sia paralizzato da veti e da lotte politiche intestine, come si è invece verificato per la Siria, la Libia o l'appello del Segretario generale Guterres per un cessate il fuoco a livello mondiale. È fonte di sorpresa e di vivo rammarico che soltanto in pochissimi casi la violenza sia diminuita: solo in 2 paesi su 43, secondo la relazione dell'Armed Conflict Location & Data Project.

Soluzioni africane per problemi africani

Il mio intervento e il successivo dibattito si sono concentrati molto sull'Africa, continente in cui forte è l'impegno sia dell'UE sia dell'ONU. Dal Sahel al Corno d'Africa, dalla Repubblica centrafricana alla Repubblica democratica del Congo, l'UE favorisce attivamente i processi politici, fornisce sostegno finanziario e contribuisce al consolidamento della pace, alla stabilizzazione e allo sviluppo.

In questo contesto il nostro motto è uno e uno solo: soluzioni africane per problemi africani. Naturalmente non possiamo sostituire i nostri partner. Quello che possiamo fare - e facciamo - è di accompagnare i loro sforzi.

Abbiamo parlato molto del Sahel, in cui la situazione è in continuo deterioramento. Ho sottolineato che dobbiamo essere pronti a fare di più e meglio – e lo siamo, insieme con il G5 e l'Unione africana. A questo appello hanno fatto eco molti membri del Consiglio di sicurezza.

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Iran, Libia, Siria e Cina

Un ruolo preminente nelle nostre discussioni è stato occupato anche dall'accordo sul nucleare iraniano (il PACG), che molti hanno salutato come un trionfo della diplomazia multilaterale e che a nostro parere, nonostante il recesso degli Stati Uniti, resta il migliore e unico modo di garantire la natura pacifica del programma nucleare iraniano. Per questo motivo ho espresso il mio rammarico, condiviso da altri, per la decisione degli Stati Uniti di non prorogare le deroghe per i progetti nucleari relativi al PACG.

Per quanto riguarda la Libia, ho informato il Consiglio sull'operazione Irini, avviata dall'UE recentemente per contribuire ad attuare l'embargo sulle armi imposto dell'ONU. Solo poche settimane dopo l'inizio delle attività in mare, l'operazione ha già dimostrato di apportare valore aggiunto, condividendo informazioni preziose con il gruppo di esperti dell'ONU ed esercitando un effetto deterrente, anche sul contrabbando di petrolio. È per questo motivo che ho invitato il Consiglio di sicurezza dell'ONU a rinnovare la risoluzione che autorizza le ispezioni in alto mare.

Per quanto riguarda la Siria, ho esortato il Consiglio a rinnovare l'autorizzazione per le operazioni umanitarie transfrontaliere nel nord-ovest del paese e a non sacrificare a giochi politici la vita dei siriani, che hanno già molto sofferto nei 10 anni di conflitto.

Infine ho espresso profonda preoccupazione per le misure adottate dalla Cina per quanto riguarda la legislazione sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, sottolineando che la decisione non è conforme né agli impegni internazionali né alla legge fondamentale di Hong Kong.

Le dinamiche del Consiglio di sicurezza sono il barometro della complessità della situazione politica attuale a livello globale

È stato sorprendente vedere nel corso del dibattito quanto il ruolo dell'UE in seno all'ONU sia apprezzato in diversi ambienti e mi ha fatto piacere sentire apprezzamenti per le attività dell'UE a favore del consolidamento della pace in Africa nel campo dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, nell'ambito delle missioni e operazioni della PSDC e per l'opera di costante difesa della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani.

Erano tuttavia evidenti anche le divergenze e le tensioni tra i membri permanenti. Le dinamiche del Consiglio di sicurezza sono infatti un buon barometro per misurare la complessità della situazione politica attuale a livello globale.

Non stupisce che alcune delle mie considerazioni, ad esempio sulla Siria, sulla Libia ma anche su Hong Kong, abbiano dato luogo a scambi secondo linee note. Questo tipo di scambio è naturale ed è esattamente per questo che è pensato il Consiglio di sicurezza dell'ONU. Tuttavia, in ultima analisi, il dibattito non è sufficiente: è fondamentale che il Consiglio di sicurezza sia anche in grado di decidere.

Da europei, proprio perché crediamo nel multilateralismo, vogliamo che il Consiglio di sicurezza agisca. Ciò significa che gli Stati su cui ricade la responsabilità particolare di essere membri del Consiglio di sicurezza devono assumerla pienamente per trovare un terreno comune. Soprattutto perché da questo dipende il destino delle persone più vulnerabili del mondo.

 

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