Il Libano merita di più

"È urgente che il paese si doti finalmente di un governo che arresti la spirale negativa che lo sta conducendo a un autentico collasso economico e finanziario e avvii le riforme necessarie. Non appena ciò avverrà, rafforzeremo il nostro sostegno."
Nelle ultime settimane abbiamo dovuto far fronte a diverse crisi in corso: le preoccupanti manovre russe alla frontiera con l'Ucraina, i violenti scontri tra Israele e Hamas o lo sconcertante dirottamento di un aereo europeo in Bielorussia... È ovviamente nostro compito far fronte costantemente a emergenze di questo tipo.
"È essenziale preoccuparsi delle crisi che non sono al centro dell'attenzione dei media in Europa ma che, se ignorate, rischiano di trasformarsi a loro volta in crisi aperte. "
È essenziale preoccuparsi anche delle crisi che non sono al centro dell'attenzione dei media in Europa ma che, se ignorate, rischiano di trasformarsi a loro volta in crisi aperte. Ciò vale in particolare per la profonda crisi che il Libano sta attraversando da più di un anno a questa parte, e che sta già avendo ripercussioni drammatiche per le popolazioni direttamente interessate, minacciando nel contempo di destabilizzare la regione e di coinvolgere anche l'UE. Il 19 e 20 giugno ho visitato il Libano per cercare di aiutarlo a disinnescare questa crisi. Lo scorso lunedì ne abbiamo poi discusso in seno al Consiglio "Affari esteri" dell'UE.
Il disastro di Beirut del 4 agosto scorso
Lo ricordiamo tutti: il 4 agosto scorso Beirut è stata in larga parte devastata da un'enorme esplosione verificatasi nel porto. La catastrofe oltretutto si è abbattuta su un paese già provato da una protratta crisi economica, sociale e politica dovuta a gravi carenze nel funzionamento dello Stato; si tratta di criticità di lunga data che sono state esacerbate dalle conseguenze della crisi siriana: i circa 1,5 milioni di rifugiati arrivati dal paese vicino a partire dal 2011 costituiscono attualmente quasi un quarto della popolazione libanese (e il 40 % degli abitanti del paese non sono cittadini libanesi). Nel 2020 la pandemia di COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione.
Da dieci anni a questa parte l'UE assicura comunque ingenti aiuti al Libano. Tra il 2011 e il 2020 abbiamo infatti mobilitato a tal fine oltre 2,4 miliardi di euro, di cui 340 milioni di euro in risposta alla pandemia di COVID-19, a cui si sono aggiunti 170 milioni di euro dopo l'esplosione al porto di Beirut, a seguito della quale abbiamo varato con l'ONU e la Banca mondiale un programma di riforma, ripresa e ricostruzione del Libano (3RF), un quadro di lavoro che ci consente di aiutare direttamente il popolo libanese.
Il Libano ha continuato a procedere verso il collasso economico e finanziario
Nonostante ciò il Libano ha continuato a procedere verso il collasso economico e finanziario. A dispetto degli appelli incessanti dell'UE e della comunità internazionale, i negoziati in corso da diversi mesi per la formazione di un governo si trovano in fase di stallo. Il sistema confessionale alla base della ripartizione dei poteri in Libano ha chiaramente raggiunto i suoi limiti, ma resta molto difficile da sostituire.
"Non si sono registrati progressi tangibili né in relazione alle misure di emergenza necessarie per ottenere l'assistenza dell'FMI, essenziale per arrestare la spirale discendente, né alle riforme di tipo più strutturale per lottare contro la corruzione. "
Da dieci mesi a questa parte, quindi, alla guida del paese c'è un governo ad interim, il quale è seriamente preoccupato per i problemi del paese e ha proposto delle soluzioni, ma non ha il sostegno del Parlamento né un mandato per intraprendere le riforme. Di conseguenza non sono stati compiuti progressi tangibili né in relazione alle misure di emergenza necessarie per ottenere l'assistenza del Fondo monetario internazionale (FMI), essenziale per arrestare la spirale discendente, né alle riforme di tipo più strutturale volte a combattere la corruzione, rafforzare l'indipendenza della magistratura, chiarire le norme in materia di appalti pubblici, disciplinare il funzionamento della Banca centrale o regolamentare settori chiave come quello dell'energia elettrica. A seguito dei suoi scambi con i leader del paese, lo scorso settembre il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto un programma di riforme corredato da scadenze di attuazione a breve termine; tale programma resta valido e dovrebbe costituire la tabella di marcia di qualsiasi nuovo governo.
La popolazione libanese fa le spese di questo fallimento
La popolazione libanese fa le spese di questo fallimento, nel vero senso della parola: il 55 % vive al di sotto della soglia di povertà. Secondo l'FMI, il Libano dovrebbe essere l'unica economia della regione a subire un'ulteriore contrazione durante l'anno in corso; peraltro le stime prevedevano per il paese un tasso di disoccupazione del 39 % già alla fine del 2020. Negli ultimi mesi la sterlina libanese si è deprezzata del 90 % rispetto al dollaro statunitense. Molti libanesi con un titolo di studio lasciano il paese, e la povertà aumenta sempre più. In tale contesto crescono anche le tensioni sociali: in tutto il paese si svolgono regolarmente manifestazioni contro la svalutazione della sterlina libanese e il peggioramento delle condizioni di vita.
"Il deterioramento della situazione socioeconomica potrebbe avere gravi ripercussioni sulla stabilità e sulla sicurezza del paese. "
Il deterioramento della situazione socioeconomica potrebbe avere gravi ripercussioni sulla stabilità e sulla sicurezza in un paese che tra il 1975 e il 1990 è stato teatro di una lunga guerra civile e dove periodicamente si registrano episodi di violenza. Il 4 febbraio scorso, l'eminente intellettuale e critico di Hezbollah libanese, Lokman Slim, è stato trovato morto. Il tragico avvenimento ha fatto temere un ritorno al periodo degli assassini politici in Libano. Lo scorso marzo, poi, il comandante in capo delle forze armate libanesi ha dichiarato che l'esercito non si sarebbe lasciato coinvolgere dalla paralisi politica: il rischio di conflitti interni a suo parere è una minaccia più grande per la sicurezza del Libano di un conflitto con Israele o con la Siria.
Sabato e domenica scorsi quindi ho visitato il Libano e ho incontrato il presidente Aoun, il presidente del parlamento Berri, il primo ministro ad interim Diab, il primo ministro designato Hariri, il vice primo ministro, il ministro della difesa e ministro ad interim degli affari esteri Akar, il responsabile della sicurezza generale Ibrahim, il comandante in capo dell'esercito Aoun nonché personalità ed esperti indipendenti.
"Ho ricordato ai leader del Libano che stiamo già fornendo un notevole sostegno al paese e ho detto loro che siamo pronti a fare di più, se il Libano si doterà un governo che concluda un accordo con l'FMI e realizzi un programma di riforme nel paese. "
Ho espresso loro la nostra preoccupazione: nel contesto dell'attuale crisi, questa volta non vi sarà un salvataggio finanziario da parte dei paesi del Golfo o della diaspora libanese. Ho ricordato ai leader del Libano che stiamo già fornendo un notevole sostegno al paese e ho detto che siamo pronti a fare di più, ma a condizione che il Libano si doti di un governo che concluda un accordo con l'FMI e realizzi un programma di riforme nel paese.
"Non c'è alternativa a un accordo con l'FMI per evitare il collasso del paese. Dobbiamo quindi insistere su questo punto, ma anche essere pronti ad aiutare di più il Libano una volta raggiunto tale accordo. "
Tutti i miei interlocutori si sono dichiarati favorevoli a tale accordo e a un'inchiesta giudiziaria sul funzionamento della Banca centrale. Per quanto sia urgente, resta comunque difficile concludere l'accordo con l'FMI, in quanto le riforme richieste metteranno necessariamente in discussione la ripartizione dei poteri e dei benefici economici in Libano. Non vi è però alternativa se vogliamo scongiurare il collasso del paese. Dobbiamo quindi insistere su questo punto, ma anche essere pronti ad aiutare di più il Libano una volta che avrà concluso un accordo con l'FMI.
La questione delle possibili sanzioni mirate
Ho inoltre comunicato ai miei interlocutori che, se i leader libanesi non si assumeranno le proprie responsabilità, dovremo prendere in considerazione ulteriori provvedimenti. Alcuni Stati membri hanno proposto l'eventuale adozione di sanzioni mirate. Nessuno dei leader con cui ho avuto un colloquio si è opposto a questa idea: alcuni hanno persino dichiarato di essere favorevoli, a condizione naturalmente che le sanzioni siano comminate ai veri "colpevoli". Le personalità della società civile che ho incontrato sono state unanimi nell'affermare che il possibile ricorso a tali sanzioni è essenziale per poter fare pressione sui leader politici.
In sede di Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri del 21 giugno abbiamo fatto il punto sulla mia visita e continueremo a lavorare sui criteri che potrebbero indurci ad applicare eventuali sanzioni mirate. La minaccia di sanzioni però non sarà sufficiente se vogliamo evitare il collasso del paese e contribuire a un reale cambiamento in Libano.
"Ho insistito sul fatto che le elezioni locali, parlamentari e presidenziali previste per il prossimo anno debbano svolgersi secondo il calendario previsto: rappresentano infatti una concreta opportunità di cambiamento, a condizione che si rispettino le regole del gioco. "
Dobbiamo anche monitorare più da vicino i flussi finanziari illeciti in uscita dal paese e mettere in campo gli strumenti a nostra disposizione per lottare più efficacemente contro il riciclaggio di denaro proveniente dal Libano. Inoltre è opportuno cominciare ad aiutare i libanesi a preparare le elezioni locali, parlamentari e presidenziali dell'anno prossimo. Ho insistito sul fatto che le elezioni debbano svolgersi nel 2022 e secondo il calendario previsto: rappresentano infatti una concreta opportunità di cambiamento, a condizione che si rispettino le regole del gioco. In particolare, dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di inviare osservatori dell'UE.
Per un vero cambiamento ci vorrà tempo
Per un vero cambiamento in Libano ci vorrà tempo. Il nostro impegno e il nostro aiuto devono servire a incoraggiarlo. Nell'immediato dobbiamo soprattutto continuare a fare pressione affinché i leader libanesi si assumano le proprie responsabilità. L'UE è e continua ad essere pienamente solidale con il popolo libanese in questi tempi difficili, ma per mantenere la pressione dovremo fornire aiuti al governo solo una volta avviate le riforme. Nel corso dei prossimi mesi il Libano rimarrà una delle principali priorità della politica esterna dell'UE.
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