Demografia e Europa nel mondo

05/07/2020 - "La demografia è il destino" sosteneva il sociologo Auguste Comte; alla base di quest'affermazione, l'idea che le tendenze demografiche e le distribuzioni della popolazione determinano il futuro di un paese o di una regione. Recentemente la mia collega Dubravka Šuica, vicepresidente della Commissione europea responsabile della Demografia e della democrazia, ci ha fornito un'analisi delle prevedibili conseguenze dei cambiamenti demografici in atto in Europa e nel mondo. Tale lavoro merita la nostra completa attenzione, poiché tratta un tema centrale sia per degli affari interni dell'Unione sia per il ruolo dell'Unione nel mondo.

La manovra a tenaglia: diminuzione delle nascite, aspettativa di vita più lunga

Le tendenze demografiche sono caratterizzate da una forte inerzia dato che dipendono, per i decenni successivi, dalle nascite già registrate. Tuttavia, le proiezioni demografiche con un orizzonte temporale di cinquant'anni non sono una scienza esatta: i comportamenti possono talvolta cambiare più rapidamente del previsto e le malattie come la COVID-19, i conflitti o la migrazione possono modificare la situazione in modo sostanziale. Pur tenendo conto di tale monito, si tratta di proiezioni molto utili per preparare il futuro.

Da qualche tempo i cittadini europei generano meno figli che in passato. Con una media di 1,55 figli per donna nel 2018, l'Europa è ben lontana dal tasso di 2,1 figli, necessario per stabilizzare la popolazione europea. Dal 2012 i decessi superano le nascite, il che significa che senza la migrazione proveniente dall'esterno dell'Europa la nostra popolazione avrebbe già iniziato a diminuire.

L'UE conta attualmente 447 milioni di abitanti. Secondo le proiezioni di Eurostat, questa cifra raggiungerà i 449 milioni intorno al 2025, per poi diminuire a partire dal 2030, attestandosi a 424 milioni nel 2070. Tutto ciò è accompagnato da un significativo invecchiamento: si prevede che la percentuale della popolazione di età superiore ai 65 anni aumenterà dal 20% nel 2019 al 30% nel 2070. Al tempo stesso, secondo le previsioni, la popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni (ossia la popolazione in età lavorativa) diminuirà costantemente.

Questo duplice movimento farà aumentare rapidamente il cosiddetto rapporto di dipendenza tra il numero di persone di età superiore ai 65 anni e il numero di persone in età lavorativa tra i 20 e i 64 anni. Nei prossimi decenni, ciò costituirà una sfida importante per le nostre economie, nonché per il finanziamento dei nostri sistemi sociali e sanitari. A tale proposito, il tasso di occupazione della popolazione in età lavorativa, come dicono gli specialisti, può tuttavia cambiare la situazione in modo sostanziale: da qui l'importanza che la Commissione attribuisce a tale questione.

La relazione della Commissione rileva inoltre come le tendenze demografiche varino in modo significativo da una regione d'Europa all'altra. Alcune aree, in particolare quelle rurali nell'Europa orientale e meridionale, potrebbero probabilmente registrare un calo demografico rapido e costante. Da qui la necessità di politiche attive, in particolare nel settore dell'occupazione e della salute, per fare in modo che l'evoluzione demografica non acuisca le differenze all'interno dell'Unione. Nei prossimi mesi la Commissione lavorerà ai modi per fornire maggiore sostegno alle persone più anziane e alle regioni rurali più colpite.

La popolazione mondiale è in crescita ma la quota europea è in calo

La relazione sottolinea inoltre come le tendenze demografiche si ripercuoteranno sul ruolo dell'Europa nel mondo. Secondo lo scenario centrale delle Nazioni Unite (link esterno), la popolazione mondiale dovrebbe continuare a crescere, passando da 7,8 miliardi nel 2020 a 10,5 miliardi nel 2070. Nel 1950 la popolazione dei 27 paesi che compongono attualmente l'Unione rappresentava il 12,9% della popolazione mondiale; Oggi ne rappresenta il 5,7%. Entro il 2070 l'UE dovrebbe costituire solo il 3,7% dell'umanità.

Le traiettorie contrapposte di Stati Uniti, Cina, India e Africa

Inoltre, le previsioni demografiche relative ad altre regioni del mondo fanno luce sulle principali sfide per la politica esterna dell'UE nei prossimi cinquant'anni.

La popolazione degli Stati Uniti, la cui demografia è leggermente più dinamica rispetto alla nostra, dovrebbe allinearsi a quella dell'UE entro il 2070. Tuttavia, entro tale data, saremmo comunque in una situazione molto simile: gli Stati Uniti rappresenterebbero solo il 3,9% della popolazione mondiale.

Anche la Cina, che oggi costituisce il 18,5% della popolazione del mondo, registrerà un notevole calo del suo peso demografico relativo. Si prevede che entro il 2070 il Regno di Mezzo avrà perso 181 milioni di abitanti e costituirà "solo" il 12% della popolazione mondiale. L'età mediana della popolazione cinese, che è oggi pari a 38 anni, dovrebbe salire a 49 anni nel 2070, superando addirittura l'Europa, in cui dovrebbe raggiungere i 48 anni entro tale data.

Nel corso dei prossimi cinquant'anni la Cina assisterà a un invecchiamento molto rapido della sua popolazione. Se da un lato il declino demografico cinese dovrebbe alleggerire la pressione sull'ambiente nelle aree più densamente popolate, dall'altro l'invecchiamento della popolazione rappresenterà senza dubbio una delle sfide più importanti per un paese che non dispone ancora di un sistema di protezione sociale sviluppato.

Al contrario, si prevede che entro il 2070 l'India avrà guadagnato 249 milioni di abitanti e costituirà il 15,6% della popolazione mondiale, quasi un terzo in più rispetto alla Cina. Tuttavia, non è certo che questa crescita demografica si tradurrà in un corrispondente aumento della potenza dell'India: sarà in realtà fonte di notevoli problemi in un paese caratterizzato da degrado ambientale, scarse risorse e forti tensioni interne.

L'ascesa dell'Africa

Dalla relazione della Commissione emergono soprattutto gli sconvolgimenti demografici in atto nell'Africa subsahariana. Nel 1950 quest'area rappresentava solo il 7,1% della popolazione mondiale, ossia la metà di quella europea. Attualmente ne rappresenta il 14%, vale a dire più del doppio di quella dell'Unione. Nel 2070 la sua popolazione dovrebbe equivalere al 27,4%, ossia a più di un quarto della popolazione mondiale e a sette volte la nostra.

Il futuro dell'Africa subsahariana, la sua stabilità politica e il suo successo economico avranno senza dubbio un impatto decisivo sulle caratteristiche del mondo di domani. Ciò vale in particolare per l'Europa, che è un vicino del continente africano ed è unita a quest'ultimo da numerosi e antichi legami, sebbene in passato tali legami non siano sempre stati di amicizia. Il futuro dell'UE dipenderà in larga misura dalla nostra capacità di accompagnare lo sviluppo dell'Africa nel corso del 21º secolo, nonché di contribuire al suo successo.  

Le tendenze demografiche in atto comporteranno importanti sfide per l'Europa, sia internamente che esternamente. Il peso demografico non è certamente l'unico fattore che determina l'importanza di un'entità politica. In termini economici, la capacità di mobilitare l'intera popolazione in età lavorativa e la capacità di innovazione possono fare una notevole differenza. Un paese come il Giappone, che ha già sperimentato un massiccio invecchiamento della sua popolazione e che registra un calo demografico dal 2009, rimane nondimeno una grande potenza economica, in particolare nel campo della tecnologia di punta. Per quanto riguarda le questioni geostrategiche, il peso di un paese non si misura più in primo luogo con la sua capacità di schierare un maggior numero di soldati sui campi di battaglia.

Tuttavia, alla luce dei cambiamenti demografici in atto, nel 2070 nessun paese europeo, se agisse da solo, sarebbe in grado di svolgere un ruolo rilevante nel mondo. Se gli europei vogliono continuare ad avere voce in capitolo negli affari mondiali, è fondamentale approfondire la nostra Unione. Non per imporre la nostra volontà ad altri, ma per preservare la nostra capacità di decidere da e per noi, senza che le scelte ci siano imposte da altri, in particolare da chi ha valori che non sono in linea con i nostri.

 

 

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