Afghanistan: possiamo evitare un pericoloso crollo?

"Dobbiamo evitare il collasso socioeconomico in Afghanistan. I talebani devono consentire alla comunità internazionale di assistere il popolo afghano."
Quando i talebani hanno preso il potere in Afghanistan, la maggior parte dell'attenzione si è concentrata sull'evacuazione dei nostri cittadini e degli afghani che si sentivano minacciati e volevano lasciare il paese. Finora sono state messe in sicurezza circa 120 000 persone, tra cui il personale locale e le persone che abbiamo formato, come le donne giudici. Nonostante il considerevole lavoro svolto dagli Stati membri dell'UE e dagli alleati della NATO e la nostra cooperazione con il Pakistan e il Qatar e altri, questa operazione è lungi dall'essere conclusa. In occasione della mia visita di giovedì scorso a un centro di accoglienza per rifugiati a Doha ho potuto assistere in prima persona agli sforzi in corso.
Durante la mia visita in Qatar ho discusso della situazione in Afghanistan in tutte le sue sfaccettature con l'emiro, il vice primo ministro/ministro degli esteri e il consigliere per le questioni di sicurezza nazionale. A maggioranza schiacciante, la loro opinione è che dobbiamo coinvolgere i talebani per influenzarne loro comportamento e le scelte. Al momento, le "richieste" da parte dei talebani sembrano ruotare intorno al riconoscimento, allo sblocco dei beni congelati e alla revoca delle sanzioni delle Nazioni Unite. Per influenzare i nuovi leader, abbiamo bisogno di una qualche forma di tabella di marcia che definisca in maniera chiara i nostri parametri di riferimento, le nostre aspettative e le misure che riteniamo vadano adottate.
"Oltre ai nostri operatori umanitari abbiamo bisogno di altre persone sul campo in Afghanistan. La domanda da porsi non è se sia opportuno avere una presenza minima dell'UE, ma quando e come tale presenza debba concretizzarsi."
È chiaro anche che oltre ai nostri operatori umanitari abbiamo bisogno di altre persone sul campo in Afghanistan. La domanda da porsi quindi non è se sia opportuno avere una presenza minima dell'UE, opinione condivisa da tutti gli Stati membri, ma quando e come tale presenza debba concretizzarsi." Stiamo lavorando sulle possibili opzioni, tenendo conto della situazione a livello di sicurezza. Alcuni funzionari del SEAE hanno effettuato una missione esplorativa e ora valuteremo le prossime tappe.
Ci sono molti segnali che fanno presagire un peggioramento della situazione nel paese; ad esempio, abbiamo visto formarsi un governo ad interim che non è né inclusivo né rappresentativo; secondo quanto ci viene riferito, le donne e le ragazze sono escluse dalle scuole e dalle università, il che è in contrasto con le rassicurazioni fornite inizialmente dai talebani. Come ha affermato il ministro degli Esteri del Qatar durante la nostra conferenza stampa, il comportamento dei talebani in merito all'esclusione delle ragazze dall'istruzione è stato molto deludente. Come mostra il grafico che segue, l'istruzione delle ragazze è stata una delle maggiori conquiste degli ultimi 20 anni e non dovrebbe andare perduta.
Numero di iscritte alla scuola primaria (% lorda)
Fonte: Banca mondiale
La situazione economica è drammatica e ciò rischia di aggravare la crisi umanitaria in atto. L'Afghanistan è uno dei paesi più poveri del mondo, con oltre un terzo della popolazione che vive con meno di 2 $ al giorno. Da anni dipende fortemente dagli aiuti esteri: nel 2020 l'assistenza internazionale rappresentava il 43 % del PIL del paese e il 75 % degli stipendi versati nella pubblica amministrazione proveniva da aiuti esteri. In particolare, gli aiuti sono stati utilizzati per finanziare un deficit commerciale pari a circa il 30 % del PIL. L'Afghanistan deve importare quasi tutti i prodotti industriali, tutti i combustibili fossili e gran parte del grano necessario per nutrire un paese che è lungi dall'essere autosufficiente e che è stato duramente colpito dalla siccità.
Aiuti pubblici netti allo sviluppo e aiuti pubblici ricevuti ($ al cambio attuale)
Fonte: Banca mondiale
Da quando i talebani sono saliti al potere, l'UE ha deciso di aumentare gli aiuti umanitari da 57 milioni di € a 200 milioni di € e, insieme ai nostri Stati membri, ci siamo impegnati a fornire 677 milioni di € per aiutare milioni di afghani che soffrono.
"Abbiamo aumentato gli aiuti umanitari ma, al tempo stesso, abbiamo interrotto l'assistenza allo sviluppo."
Allo stesso tempo, però, abbiamo interrotto l'assistenza allo sviluppo, e così hanno fatto i nostri Stati membri e i partner che condividono i nostri stessi principi. Inoltre, per il momento, l'FMI e la Banca mondiale hanno sospeso l'accesso dell'Afghanistan ai loro programmi a causa dell'incertezza sulla legittimità del nuovo governo afghano. Le nuove autorità si trovano inoltre a non avere accesso a 9 miliardi di $ detenuti in attività congelate nelle riserve della banca centrale, che sono per lo più depositati al di fuori del paese, in particolare presso la Federal Reserve statunitense. Infine, il ritiro delle forze straniere e dei civili dal paese ha privato molti afghani di consistenti fonti di reddito.
Questa situazione sta portando a una rapida svalutazione della valuta afghana e a un'inflazione elevata; vi sono indicazioni che i prezzi dei prodotti alimentari siano aumentati di almeno il 50 % da quando i talebani sono saliti al potere. Il sistema bancario afghano rimane in gran parte bloccato, con persone che non riescono a ritirare denaro dai loro conti, mentre il sistema sanitario, fortemente dipendente dalle ONG e dagli aiuti esteri, è sull'orlo del collasso. Se la situazione si protrarrà, con l'inverno alle porte, si rischia una catastrofe umanitaria. I cittadini disperati potrebbero fuggire dal paese, creando un movimento migratorio di massa che colpirebbe i paesi vicini che ospitano già più di tre milioni di rifugiati afghani.
"Abbiamo stabilito cinque parametri di riferimento per la ripresa delle relazioni con il nuovo governo afghano."
La domanda è cosa dovrebbero fare l'Europa e i partner internazionali, per esempio in ambiti come salute e istruzione. Naturalmente, ciò dipende dal comportamento del nuovo regime afghano. Da parte nostra, abbiamo stabilito cinque parametri di riferimento per la ripresa delle relazioni con il nuovo governo afghano. Sarà necessaria una rigorosa condizionalità in relazione a tali parametri di riferimento, in particolare per quanto riguarda i diritti umani. Come sottolineato dai miei interlocutori, questo metodo "della tabella di marcia" corrisponde a quanto sta cercando di fare il Qatar.
In effetti, il Qatar svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda l'Afghanistan: ospita l'ufficio politico dei talebani a Doha, mantiene aperti i contatti con le nuove autorità e Qatar Airways è una delle poche compagnie aeree civili che volano a Kabul.
Durante i miei incontri, la parte qatariana ha spiegato in che modo i propri contatti con i talebani miravano a moderare il loro comportamento, ad esempio per quanto riguarda l'accesso delle ragazze all'istruzione, che ovviamente non è incompatibile con l'Islam. Abbiamo anche discusso della necessità di assistere le persone che desiderano ancora lasciare l'Afghanistan; ho espresso il nostro apprezzamento per l'aiuto del Qatar in tal senso e per gli sforzi volti a riaprire l'aeroporto di Kabul.
"Dobbiamo evitare un collasso socioeconomico nei prossimi mesi. Ciò implica la possibilità che la comunità internazionale assista il popolo afghano."
Ci siamo trovati concordi soprattutto sulla necessità di evitare un collasso socioeconomico nei prossimi mesi. Ciò richiede in primis che i talebani adottino le misure necessarie per consentire alla comunità internazionale di assistere il popolo afghano. Con la ripresa dei voli umanitari, per esempio, il personale femminile delle Nazioni Unite e di altre agenzie deve poter svolgere il proprio lavoro. Ho incoraggiato i miei interlocutori qatariani a continuare a fare uso dei propri contatti privilegiati con i talebani per evitare lo scenario peggiore e ho sottolineato che l'UE continuerà ad adoperarsi per raggiungere questo obiettivo.
Altri post dal blog di Josep Borrell, alto rappresentante dell'UE
MORE FROM THE BLOG

"Una finestra sul mondo"- Blog dell'AR/VP Josep Borrell
Blog di Josep Borrell sulle sue attività e la politica estera europea. Contiene anche interviste, op-eds, una selezione di discorsi e video.