Questo è il momento in cui si decide il futuro dell'Europa

03/03/2022 - Blog dell'AR/VP - Martedì scorso in seno al Parlamento europeo abbiamo svolto un importante dibattito sull'aggressione della Russia all'Ucraina e sulla risposta europea. In questa occasione ho elencato gli insegnamenti che ad oggi i tragici eventi in atto possono suggerirci per la politica estera dell'UE e la sicurezza del nostro continente.

"A fronte dell'invasione dell'Ucraina, siamo testimoni del ritorno della guerra e della tragedia sul suolo europeo. In futuro non sarà sufficiente essere una "potenza soft": dovremo rafforzare i nostri strumenti di dissuasione nei confronti degli avversari sconsiderati." Josep Borrell

 

In apertura del dibattito, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha pronunciato un efficace discorso in collegamento video, parlando di ciò che è in gioco, non solo per l'Ucraina ma per l'Europa intera. Hanno quindi a loro volta introdotto questo importante dibattito il presidente del Consiglio Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen. Da parte mia, come sottolineato alcuni giorni fa, ho sottolineato che la guerra in Ucraina segna la nascita di un'Europa geopolitica. È giunto il momento di essere pienamente consapevoli delle sfide da affrontare e delle responsabilità che ci attendono. Per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, un paese europeo ne sta invadendo un altro, e il paese invasore dispone di armi nucleari.

È spaventoso riflettere sull'analogia con gli eventi che hanno segnato l'inizio della Seconda guerra mondiale. Ma quel che sta accadendo oggi mi riporta alla mente anche i cattivi ricordi di Budapest nel 1956. Avevo appena nove anni, ma rammento che ascoltai la radio per tutto il giorno. E mi ricorda anche il 1968, la primavera di Praga. All'epoca ero ufficiale dell'esercito spagnolo. Negli ultimi due casi non abbiamo fatto nulla perché non potevamo fare nulla. Ma oggi non è così.

Il ritorno della tragedia sul territorio europeo

Con l'invasione dell'Ucraina, siamo testimoni del ritorno della guerra e della tragedia sul suolo europeo. Questo ritorno, invece di spaventarci, dovrebbe stimolarci. Negli ultimi decenni abbiamo spesso avuto l'impressione che il progetto europeo perdesse attrattività man mano che si perdeva la memoria della guerra nel nostro continente. Ma questo ormai è il passato. L'Ucraina ci ricorda che la tragedia non scompare mai dalle società umane.

Negli ultimi anni abbiamo spesso discusso di questioni legate alla difesa e abbiamo iniziato a lanciare programmi militari congiunti. Il Parlamento europeo ha votato per istituire un Fondo europeo per la difesa e gli Stati membri hanno creato lo strumento europeo per la pace, che ora stiamo mobilitando per fornire armi all'Ucraina. Nelle prossime settimane il Consiglio europeo adotterà la bussola strategica. A fronte dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è necessario approfondire la nostra riflessione, adeguare i nostri mezzi e anticipare le nostre risposte. Non è più un lusso, è una necessità urgente.

"È chiaro che la nostra capacità deterrente non è stata abbastanza forte da impedire l'aggressione di Putin. Dobbiamo ripensare i nostri strumenti di coercizione e ritorsione, per scoraggiare gli avversari sconsiderati."

Per costruire la pace, dobbiamo essere almeno in due, ma per fare la guerra ne basta uno. È esattamente ciò che ci sta dicendo Putin. È chiaro che la nostra capacità deterrente non è stata abbastanza forte da impedire l'aggressione di Putin. Dobbiamo ripensare i nostri strumenti di coercizione e ritorsione, per scoraggiare gli avversari sconsiderati. Sin dall'inizio di questa aggressione abbiamo reagito in un modo che Putin non si aspettava. E gli stiamo dimostrando che non sacrificheremo mai la nostra libertà e la libertà di altri sull'altare del nostro benessere e della nostra prosperità.

In qualità di Presidente del Parlamento europeo, nel 2007, all'indomani dell'uccisione della giornalista Anna Politkovskaya, ho avuto l'opportunità di trovarmi faccia a faccia con Putin e di dirgli che "non baratteremo i diritti umani con il vostro gas". E questo è il momento di ribadire che nessuna dipendenza dal gas russo ci farà abbandonare la difesa dei diritti umani e della libertà.

"E questo è il momento di ribadire che nessuna dipendenza dal gas russo ci farà abbandonare la difesa dei diritti umani e della libertà."

Questo gigantesco conflitto può concludersi positivamente solo se la Russia tornerà a rispettare le norme e i principi internazionali di base. Al fine di raggiungere questo obiettivo abbiamo immediatamente iniziato a lavorare con i nostri partner internazionali per estromettere la Russia dal sistema finanziario. Attualmente la Banca centrale russa non ha il controllo su metà delle proprie riserve. Pochi giorni fa sarebbe stato considerato impossibile, e ora lo abbiamo fatto.

Inoltre, nel giro di poche ore, abbiamo deciso di comune accordo di utilizzare lo strumento europeo per la pace al fine di fornire sostegno finanziario e coordinare gli sforzi degli Stati membri volti a fornire armi all'esercito ucraino, allo scopo di contribuire a difendere il paese dall'aggressione russa. Un altro tabù è crollato. Disponiamo di capacità di ritorsione. Abbiamo mobilitato tali capacità e dobbiamo continuare a farlo, mettendo in comune le capacità degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE.

Condanna dell'aggressione russa da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite: un risultato storico

Nello scacchiere internazionale nessuno può mettere sullo stesso piano l'aggressore e l'aggressione, se un potente aggressore attacca ingiustificatamente un vicino molto più debole. Mercoledì la stragrande maggioranza dei 141 paesi dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a sostegno dei diritti dell'Ucraina e ha condannato le azioni della Russia come chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, con appena 5 voti contrari e 35 astensioni. L'UE si è impegnata a fondo per raggiungere questo risultato storico. Questo evidenzia in che misura la leadership russa ha isolato il proprio paese. E concordo pienamente con il Segretario generale Guterres sul fatto che il messaggio è ben chiaro: la violenza va fermata immediatamente e dobbiamo aprire la porta alla diplomazia.

Quando dico che l'Europa deve dotarsi di potere coercitivo, molti pensano solo al potere militare. Ma la capacità di imporre ad altri di modificare il proprio comportamento non dipende solo dalle armi. È esattamente ciò che abbiamo dimostrato con le misure imposte dall'UE. Le nostre misure non miravano certo a mobilitare missili, eppure hanno sortito effetti di ampia portata sulla solvibilità di un paese, impedendo alla Russia di alimentare la sua guerra con i soldi che paghiamo per il suo gas. Il governo russo comincia a percepire le conseguenze in termini di inflazione e di deprezzamento della valuta nazionale. Queste misure finanziarie senza precedenti potrebbero innescare un default della Russia, non privo di conseguenze per il sistema finanziario mondiale. Non dovremmo sottovalutare l'importanza di ciò che abbiamo deciso e di ciò che potrebbe seguire.

"Non abbiamo dichiarato guerra a nessuno e siamo pronti a mobilitare tutte le nostre risorse diplomatiche per trovare una soluzione negoziata al conflitto. Le sanzioni sono necessarie, inevitabili, ma dobbiamo anche trovare soluzioni, a cominciare da un cessate il fuoco."

Tuttavia per l'Unione europea i negoziati e il dialogo rimangono l'essenza della propria identità. Non abbiamo dichiarato guerra a nessuno e siamo pronti a mobilitare tutte le nostre risorse diplomatiche per trovare una soluzione negoziata al conflitto. Le sanzioni sono necessarie, inevitabili, ma dobbiamo anche trovare soluzioni, a cominciare da un cessate il fuoco. 

Porre fine alla nostra dipendenza dal gas russo

La seconda questione ampiamente discussa in seno al Parlamento europeo è la nostra dipendenza dal gas. Spendiamo 700 milioni di € al giorno per le importazioni di gas, petrolio e carbone dalla Russia. Molti tra gli oratori hanno sostenuto che è necessario ridurre questa dipendenza. Lo sento dire ormai da 20 anni, eppure in questo lasso di tempo la dipendenza è aumentata. Sono parlamentare da molti anni, oltre che Presidente del Parlamento europeo, e comprendo l'entusiasmo che il Parlamento europeo ha mostrato martedì scorso. Ma ora dobbiamo agire. Dobbiamo allineare le nostre azioni alle nostre parole. Dobbiamo incentivare le energie rinnovabili e costruire capacità di produzione di idrogeno verde. Ci attende un'enorme mole di lavoro e dobbiamo mantenere i nostri impegni in materia.

È il momento di allineare le nostre azioni alle nostre parole. Dobbiamo incentivare le energie rinnovabili e costruire capacità di produzione di idrogeno verde. Ci attende un'enorme mole di lavoro da fare e dobbiamo mantenere i nostri impegni in materia.

Questi sono, a mio avviso, gli insegnamenti più importanti che dobbiamo trarre da queste tragiche circostanze. Non possiamo più sperare nel fatto che appellarsi allo Stato di diritto e sviluppare relazioni commerciali possa trasformare il mondo in un luogo pacifico in cui tutti si evolveranno verso la democrazia rappresentativa. Le forze del male, le forze che confidano nel ricorso alla violenza fisica per risolvere i conflitti, sono ancora vive. Per dissuaderle dal farlo dobbiamo dare prova di capacità ben più potenti, coerenti e unite. Non vi è dubbio: Putin è rimasto sorpreso dalla nostra capacità di reagire rapidamente e unitamente, ma adesso dobbiamo continuare su questa strada.

Dobbiamo dotarci di potere coercitivo

Dobbiamo dotarci di potere coercitivo Lo so, sono parole che potrebbero spaventare qualcuno. Ma il potere coercitivo, ribadisco, non è limitato all'ambito militare. Potere coercitivo significa essere in grado di costringere: lo abbiamo già fatto. Adesso dobbiamo essere preparati alle conseguenze che ne derivano. Dobbiamo essere pronti a resistere. Dobbiamo essere pronti ad agire, a lungo termine, con chiara consapevolezza delle sfide che ci attendono e delle nostre capacità.

"Dobbiamo tenere maggiormente conto della difesa e della sicurezza nel nostro modo di essere e smetterla di condurre discussioni teologiche sull'autonomia strategica. Una svolta che potete chiamare come vi pare, ma una cosa è certa: dobbiamo prendere noi stessi in mano la nostra sicurezza."

Dobbiamo tenere maggiormente conto della difesa e della sicurezza nel nostro modo di essere e smetterla di condurre discussioni teologiche sull'autonomia strategica. Una svolta che potete chiamare come vi pare, ma una cosa è certa: dobbiamo prendere noi stessi in mano la nostra sicurezza. Tutto questo non ha nulla a che vedere con un presunto indebolimento delle alleanze transatlantiche che, tra l'altro, sono più forti che mai: nell'attuale crisi, la nostra unità transatlantica è stata pari al 100 %.

Questo è il momento in cui l'Unione europea discute di ciò che vuole essere. Se vogliamo fare fronte alle sfide del futuro dobbiamo riesaminare molti aspetti. Per quanto riguarda le nostre procedure, i nostri metodi, dobbiamo porre maggiormente l'accento sulla nostra capacità di agire piuttosto che sulle discussioni interne. La pandemia ci ha spinto verso un percorso di avvicinamento, in particolare con Next Generation EU. Il tragico momento che stiamo vivendo ci deve spingere ad andare oltre su questo cammino per proteggere la vita, la sicurezza e la prosperità di tutti. È questa l'autentica sfida che ci attende nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. In questo contesto, la Conferenza sul futuro dell'Europa può svolgere un ruolo importante.

 

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