Il 2021 in retrospettiva: un anno di transizioni

27.12.2021

27.12.2021 – Blog dell'AR/VP – Guardandomi indietro, definirei il 2021 come un anno di transizioni. I cambiamenti geopolitici si sono intensificati e la politica di potere ha ripetutamente messo in discussione l'UE e i suoi valori; dobbiamo reagire con la massima determinazione.

"Il 2021 è stato un anno di transizioni. I cambiamenti geopolitici si sono intensificati e la politica di potere ha ripetutamente messo in discussione l'UE e i nostri valori."

 

La pandemia si è protratta più a lungo di quanto avessimo immaginato un anno fa e la variante Omicron ha comportato ancora una volta l'introduzione di considerevoli restrizioni che compromettono la ripresa. Tuttavia, sappiamo che i vaccini stanno facendo la differenza; grazie al meccanismo di acquisto collettivo, la maggioranza degli europei ha ricevuto almeno due dosi. Da dicembre 2020 l'UE ha inoltre esportato ininterrottamente vaccini contro la COVID-19. Su un totale di 2 miliardi di dosi prodotte, l'UE ne ha esportate oltre 1,1 miliardi in 61 paesi e Team Europa ha condiviso oltre 385 milioni di dosi. L'UE ha pertanto superato il suo obiettivo per il 2021, ovvero condividere 250 milioni di dosi entro la fine dell'anno; l'obiettivo di Team Europa è quello di donare un totale di 700 milioni di dosi entro la metà del 2022.

 

"Dobbiamo fare di più per invertire la tendenza delle disuguaglianze vaccinali e combattere i crescenti squilibri e disparità."

 

Tuttavia, i tassi di vaccinazione diseguali tra i continenti sottolineano la necessità di accelerare le donazioni e sviluppare le capacità locali di produzione dei vaccini, in particolare in Africa. In effetti, mentre in Europa il 60 % della popolazione è completamente vaccinato (UE: 68 %), i tassi di vaccinazione completa si attestano al 61 % in America meridionale, al 56 % in America settentrionale/centrale e nei Caraibi, al 57 % in Oceania, al 53 % in Asia e solo all'8 % in Africa. Oltre a queste disuguaglianze, la pandemia ha impedito ai paesi in via di sviluppo di recuperare terreno, portando a un aumento globale della fame e della povertà; la Banca mondiale calcola che, a causa della COVID-19, le persone al di sotto della soglia di povertà siano circa 150 milioni. Dobbiamo fare di più per invertire questa tendenza e affrontare i crescenti squilibri e disparità.

Oltre a gestire la pandemia, siamo passati di crisi in crisi. Bielorussia, Ucraina, Mali, Sudan, Afghanistan, Etiopia e Venezuela hanno dominato l'agenda internazionale e quella dell'UE. Il fatto di essere stati permanentemente in modalità "gestione della crisi" ha talvolta indebolito la nostra capacità di affrontare questioni trasversali e di più ampio respiro che dovrebbero essere al centro della nostra politica estera, come il rilancio del multilateralismo, la gestione equilibrata della migrazione, la crisi energetica e climatica o le norme per la transizione digitale.

 

"Il fatto di essere stati permanentemente in modalità "gestione della crisi" ha talvolta indebolito la nostra capacità di affrontare questioni trasversali e di più ampio respiro."

 

Anche se nel 2021 vi sono state numerose battute d'arresto e problemi cui far fronte, vi sono stati anche alcuni sviluppi positivi. Ad esempio, abbiamo presentato agli Stati membri dell'UE la bussola strategica, un'iniziativa che si propone di rafforzare il ruolo dell'UE quale garante della sicurezza. Finora gli europei hanno vissuto troppo spesso in una "bolla di sicurezza", nonostante un contesto di sicurezza in rapido peggioramento. Anche se l'UE non intende essere una potenza militare in termini tradizionali, dobbiamo essere in grado di difenderci meglio. La bussola dovrebbe essere adottata a marzo e consentirci di prendere più sul serio gli ambiti di sicurezza e difesa.

Un altro esempio positivo è come la diplomazia climatica dell'UE abbia svolto un ruolo guida nella lotta contro i cambiamenti climatici in occasione della COP 26 di Glasgow. Negoziare con 197 parti implica compromessi e l'UE ha fatto la sua parte, ad esempio avviando l'impegno sul metano, sottoscritto da 100 paesi.

 

"La bussola strategica dovrebbe consentirci di prendere più sul serio gli ambiti di sicurezza e difesa."

 

Il 2021 ha visto anche il rilancio delle relazioni UE-USA con il presidente Biden. La nuova direzione dell'amministrazione statunitense ci ha consentito di compiere progressi, ad esempio per quanto riguarda i cambiamenti climatici, i negoziati sul nucleare iraniano e la tassazione delle imprese. Sebbene il ritiro dall'Afghanistan e dall'accordo AUKUS sia stato deplorevole, alla fine dell'anno abbiamo tenuto strette consultazioni UE-USA sulla Cina e sulla regione indo-pacifica e abbiamo anche convenuto di avviare un dialogo specifico UE-USA sulla sicurezza e la difesa.

Quest'anno abbiamo intensificato il nostro impegno con l'America latina, nel quale figura la prima visita di alto livello dell'UE in Brasile in nove anni e l'inaugurazione del cavo sottomarino in fibra ottica EllaLink tra l'UE e il Brasile. Anche la riunione dei leader UE-America latina e Caraibi all'inizio di dicembre dovrebbe comportare nuovi sviluppi nei prossimi mesi.

Per quanto riguarda la Cina, abbiamo mantenuto l'unità dell'UE, riconoscendo che l'Unione considera tale paese al tempo stesso un partner, un concorrente e un rivale sistemico. Nel 2021 il peggioramento della situazione dei diritti umani in Cina, il comportamento del paese a livello regionale nonché la decisione di sanzionare i deputati del Parlamento europeo e altri organi ufficiali dell'UE e, più di recente, le azioni coercitive nei confronti della Lituania, hanno fatto sentire il loro peso.

Nel complesso, abbiamo posto l'accento sulla diversificazione dei nostri partenariati nella regione indo-pacifica. La nostra nuova strategia indo-pacifica (link esterno) promuove l'impegno dell'UE nella regione, non solo per stimolare il commercio e gli investimenti, ma anche per cooperare maggiormente su questioni di sicurezza, ad esempio in ambito marittimo o informatico. La mia visita a Giacarta in giugno ha consolidato il nostro impegno con l'ASEAN. Abbiamo inoltre collaborato più strettamente con l'Asia centrale e iniziato a migliorare la nostra cooperazione con i paesi del Golfo.

In Africa l'anno è stato purtroppo caratterizzato da numerosi conflitti e dal generale deterioramento della situazione nel Sahel. In particolare, la guerra civile in Etiopia ha assunto una dimensione drammatica. Stiamo preparando il vertice UA-UE che si terrà a febbraio, dove, come UE, dovremo dare concretezza alle nostre dichiarazioni, in particolare per quanto riguarda i vaccini e i finanziamenti per il clima.

La situazione in Libia sembra essersi stabilizzata, le elezioni sono state nuovamente rinviate e quest'anno le tensioni con la Turchia nel Mediterraneo orientale sembrano essersi allentate. Anche il recente Forum regionale dell'Unione per il Mediterraneo e la riunione ministeriale UE-vicinato meridionale, tenutasi a Barcellona alla fine di novembre, hanno ricordato l'urgente necessità di colmare il crescente divario tra le due sponde del Mediterraneo e di cogliere nuove opportunità, ad esempio nell'ambito della transizione verde.

 

"Nel 2021 ci siamo adoperati per difendere gli interessi e i valori dell'UE e per rafforzare un ordine mondiale basato su regole in quest'anno di transizioni."

 

Nel nostro vicinato orientale il 2021 è stato caratterizzato da chiari esempi di politica di potere, come abbiamo visto nei casi dell'Ucraina, della Bielorussia e della Moldova. Per far fronte a tali minacce, l'UE ha fornito sostegno politico e operativo ai suoi partner in un fronte unito e fermo, ad esempio con il 5o pacchetto di sanzioni contro il regime di Lukashenko in Bielorussia. In un momento in cui i conflitti ibridi proliferano, dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina o la Moldavia affinché resistano alle pressioni della Russia e mantenere un approccio risoluto nei confronti della Bielorussia. A tale riguardo, il vertice del partenariato orientale ha ribadito l'approccio strategico, ambizioso e lungimirante dell'UE con i partner dell'Europa orientale. Anche l'intensificarsi della retorica e delle azioni che promuovono la divisione nei Balcani occidentali, in particolare in Bosnia-Erzegovina, hanno ostacolato gli sforzi volti ad avvicinare i sei paesi al loro futuro europeo.

Pur non pretendendo di essere esaustiva, questa breve panoramica dell'anno trascorso mira a ricordare alcune delle questioni più rilevanti. Nel 2021 ci siamo adoperati per difendere gli interessi e i valori dell'UE e rafforzare un ordine mondiale basato su regole in un anno di transizioni. Tale lavoro deve proseguire nel 2022 con tutta la determinazione possibile.