Allarme razzismo: è tempo di agire

Nessun paese è immune dal razzismo, malgrado i progressi e le battaglie che molti uomini e donne coraggiosi hanno combattuto e continuano a combattere. Nella prima metà degli anni '90 il mondo ha assistito alla sconfitta del regime di apartheid. Sono ormai passati più di 25 anni da quando si è celebrata la fine di questa struttura repressiva, che segregava la popolazione sulla base del colore della pelle. Si è trattato di una svolta definitiva, che ha inviato un messaggio chiaro: non c'è posto per il razzismo.
Sono nate generazioni che non hanno mai conosciuto quel tipo di regime, eppure attorno a noi persistono espressioni di razzismo. Il razzismo sistemico interessa tutti i settori della società e tutte le strutture, e deve essere combattuto.
Solo l'anno scorso, negli Stati Uniti, abbiamo assistito all'uccisione di George Floyd, vittima dell'uso eccessivo della forza da parte della polizia. È la conferma delle conseguenze drammatiche della discriminazione, ancora viva nelle comunità razzializzate, anche in società democratiche sviluppate.
https://twitter.com/JosepBorrellF/status/1267891483492958209
https://twitter.com/helenadalli/status/1273141064732495873
La crisi COVID-19 ha moltiplicato le sfide cui devono far fronte il pluralismo pacifico e la non discriminazione. Si registra un incremento della discriminazione e dell'intolleranza, soprattutto laddove teorie complottiste fondate sull'odio trovano nelle minoranze un capro espiatorio cui addossare la responsabilità della diffusione del virus.
Come dichiarato dall'alto rappresentante dell'UE a nome dell'Unione: "La discriminazione razziale può sfociare in violenza, molestie, ostacoli all'inclusione e profilazione discriminatoria. (…) La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza il persistere del razzismo e della discriminazione nelle nostre società e ha ulteriormente aggravato le difficoltà preesistenti, aumentando in alcuni casi la pressione sulle minoranze."
Le persone di origine asiatica e africana, i musulmani, gli ebrei e i Rom sono stati tutti oggetto di atti di intolleranza. Le loro esperienze possono variare, con forme di razzismo e discriminazione razziale più o meno esplicite. Ma è chiaro che i comportamenti discriminatori possono mimetizzarsi nelle istituzioni sociali, finanziarie e politiche e perpetuare così le barriere che si oppongono ai cittadini per via della loro origine razziale o etnica.
Ancora una volta l'UE sta suonando l'allarme contro il razzismo. È necessario individuare ed esaminare la discriminazione razziale se vogliamo comprendere meglio come si esprime, dare visibilità al fenomeno e avviare un dialogo in merito.
Secondo la relazione del 2018 dal titolo Essere di colore nell'UE, il 39% delle persone di origine africana si è sentito discriminato dal punto di vista razziale nei cinque anni precedenti l'indagine. Dalla seconda indagine su minoranze e discriminazioni nell'Unione europea (2017) emerge che il 41% dei Rom si è sentito discriminato. Secondo la stessa indagine, il 29% delle persone razzializzate si è sentito discriminato sul lavoro, il 23% nella ricerca di un alloggio, il 22% nell'acquisto di beni o servizi e il 12% nel corso della propria istruzione.
Per intensificare la propria azione, l'UE ha varato il piano d'azione dell'UE contro il razzismo 2020-2025. L'Unione dispone di un quadro normativo completo contro il razzismo, la discriminazione razziale e l'incitamento all'odio, nel quale rientrano la direttiva sull'uguaglianza razziale e la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia. È giunto il momento di passare ad azioni ancora più concrete. Lo scorso ottobre la Commissione europea ha adottato altresì un quadro strategico rafforzato dell'UE per l'uguaglianza, l'inclusione e la partecipazione dei Rom finalizzato a promuovere l'inclusione nei quattro settori strategici dell'istruzione, dell'occupazione, dell'assistenza sanitaria e dell'alloggio.
Anche l'organizzazione del primo vertice europeo contro il razzismo (link esterno) all'inizio di questa settimana contribuisce a creare un'Unione autenticamente antirazzista.
Cooperazione multilaterale
L'alto rappresentante dell'UE Josep Borrell sottolinea che "la lotta contro il razzismo richiede una leadership ferma e l'impegno di tutte le istituzioni. Richiede altresì la mobilitazione di tutti noi, con il coinvolgimento di tutte le generazioni e di tutte le comunità."
https://twitter.com/JosepBorrellF/status/1373569915551166466
Un fenomeno globale va affrontato congiuntamente. L'UE dà l'esempio combattendo il razzismo al suo interno, ma anche collaborando con partner chiave a livello internazionale, regionale e bilaterale, con l'obiettivo di infondere nuova vita all'agenda antirazzismo. Il piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia (2020-2024) mira a rendere la lotta al razzismo una caratteristica chiave del nostro dialogo e della nostra cooperazione con i paesi partner. Anche la stretta collaborazione permanente con le Nazioni Unite è fondamentale per propagare gli effetti delle azioni intraprese in ogni angolo del mondo.
Sostegno a progetti in collaborazione con la società civile
Le organizzazioni della società civile svolgono un ruolo essenziale nell'individuare la discriminazione e nel proporre programmi volti a combatterla. Il programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza è stato istituito per fornire risorse a tali progetti.
Il suo obiettivo è promuovere il principio di non discriminazione per motivi di sesso, razza od origine etnica, religione o credo, disabilità, età od orientamento sessuale, come anche di prevenire e combattere il razzismo, la xenofobia, l'omofobia e altre forme di intolleranza.
Combattere l'incitamento all'odio e la disinformazione
È necessario inoltre affrontare l'innegabile impatto che le narrazioni diffuse dai social media hanno sull'incremento della discriminazione razziale. Questa necessità è riconosciuta nel piano d'azione dell'UE contro il razzismo 2020-2025, avviato di recente.
Nel codice di condotta dell'UE contro l'incitamento all'odio online, firmato nel 2016, sono state definite azioni concrete nei confronti di coloro che diffondono l'incitamento all'odio. Ciò è stato possibile grazie alla collaborazione con le principali società di social media, quali Facebook, Twitter e YouTube. Oggi i contenuti di incitamento all'odio sono sottoposti a revisione e rimossi più rapidamente, per lo più entro 24 ore dalla loro segnalazione. Questa esperienza può contribuire a dare forma a iniziative analoghe in questo settore e in settori correlati.
L'allarme è ormai scattato ed è giunto il momento di agire in difesa di società tolleranti e pacifiche in tutto il mondo. Tutti devono contribuire a porre fine alla piaga del razzismo.