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Le sanzioni contro la Russia funzionano

20.07.2022

 

Blog dell'AR/VP — Molti si chiedono se le sanzioni contro la Russia siano efficaci. In questo post spiegherò perché la risposta è chiaramente affermativa. Le sanzioni adottate dall'UE e dai partner che condividono gli stessi principi stanno già colpendo duramente Vladimir Putin e i suoi complici — e i loro effetti sull'economia russa sono destinati ad aumentare. Occorre dar prova di "pazienza strategica" fino a quando la Russia non cesserà la sua aggressione e l'Ucraina non potrà recuperare pienamente la propria sovranità.

Da quando la Russia ha invaso brutalmente l'Ucraina, l'UE ha adottato sei pacchetti di sanzioni nei confronti di Mosca e stiamo per finalizzare il pacchetto "mantenimento e allineamento" per chiarire una serie di disposizioni volte a rafforzare la certezza del diritto per gli operatori e allineare le sanzioni dell'UE a quelle dei nostri alleati e partner del G7. Le nostre misure colpiscono già quasi 1 200 persone e poco meno di 100 entità in Russia, nonché un numero significativo di settori dell'economia russa. Le sanzioni sono state decise in stretto coordinamento con i membri del G7 e il fatto che le abbiano adottate o abbiano deciso misure analoghe oltre quaranta paesi, compresi paesi tradizionalmente neutrali, ne accresce l'efficacia.

Le sanzioni richiedono "pazienza strategica" perché può essere necessario molto tempo prima che producano l'effetto desiderato.

Al momento, mentre la guerra prosegue e i costi dell'energia aumentano, i cittadini in Europa e altrove si chiedono se le sanzioni stiano funzionando e/o se gli effetti collaterali siano troppo elevati. Senza sottovalutare i diversi problemi che potrebbero verificarsi, compresi i tentativi di eluderle, le sanzioni rimangono un strumento importante di azione politica. Ma certamente dobbiamo utilizzarle in modo ben mirato e, soprattutto, dobbiamo dar prova di "pazienza strategica" perché può essere necessario molto tempo prima che producano l'effetto desiderato.

Una delle principali sanzioni adottate consiste nello stop all'acquisto dalla Russia del 90% delle forniture di petrolio dell'UE entro la fine del 2022, privando Mosca delle entrate corrispondenti. È vero che la Russia è in grado di vendere il suo petrolio su altri mercati, ma questo vantaggio è limitato dal fatto che Mosca è costretta a praticare sconti elevati su ogni barile (il petrolio russo è venduto a circa 30 USD in meno rispetto alla media mondiale). Inoltre, e questo è forse il punto più importante, il graduale embargo petrolifero e la riduzione delle importazioni di gas affrancano l'Europa dalla sua dipendenza energetica dalla Russia. Ne abbiamo discusso per anni a livello dell'UE, adesso stiamo passando dalle parole ai fatti.

Ridurre la nostra dipendenza energetica strutturale dalla Russia è molto importante perché tale dipendenza ha costituito un ostacolo allo sviluppo di una politica europea forte nei confronti delle azioni aggressive di Mosca.

Ridurre la nostra dipendenza energetica strutturale dalla Russia è molto importante perché tale dipendenza ha costituito un ostacolo allo sviluppo di una politica europea forte nei confronti delle azioni aggressive di Mosca. È probabile che questa dipendenza abbia svolto un ruolo rilevante nei calcoli iniziali di Putin riguardo all'Ucraina. Il leader del Cremlino ha creduto probabilmente che l'UE non avrebbe mai seriamente adottato sanzioni nei confronti della Russia perché troppo dipendente sul piano energetico. Questo è stato uno dei suoi errori più clamorosi all'inizio della guerra.

Ovviamente il rapido affrancamento dall'energia russa comporta, per una serie di paesi e settori, costi significativi che dovremo affrontare. Tuttavia, è il prezzo da pagare per difendere le nostre democrazie e il diritto internazionale. Dobbiamo far fronte a queste conseguenze rafforzando la solidarietà interna ed è quello che stiamo facendo. Nel porre fine alla sua dipendenza energetica in linea con la propria ambizione in materia di clima, l'UE sta imparando che l'interdipendenza non è sempre uno strumento neutro e vantaggioso per tutti, o un mezzo per garantire relazioni internazionali pacifiche. La guerra in Ucraina ha dimostrato che l'interdipendenza può essere utilizzata come arma.

Il rapido affrancamento dall'energia russa comporta, per una serie di paesi e settori, costi significativi che dovremo affrontare. Tuttavia, è il prezzo da pagare per difendere le nostre democrazie e il diritto internazionale.

Le sanzioni stanno realmente danneggiando l'economia russa? Alcuni osservatori ne hanno messo in dubbio l'efficacia perché il tasso di cambio della moneta russa è molto elevato. Ma questa interpretazione è discutibile. Il tasso di cambio del rublo riflette semplicemente il fatto che la Russia presenta un enorme squilibrio tra l'elevato volume delle esportazioni di petrolio e gas e il parallelo crollo delle importazioni che ha fatto seguito alle sanzioni. Questo surplus commerciale non è un segno di buona salute economica, soprattutto per un'economia come quella russa. La Russia esporta materie prime non trasformate, ma deve importare molti prodotti di valore elevato che non è in grado di produrre. Per i prodotti tecnologici avanzati dipende dall'Europa per oltre il 45%, dagli Stati Uniti per il 21% e dalla Cina solo per l'11%. Può ovviamente tentare di limitare gli effetti delle sanzioni sostituendo le importazioni con prodotti nazionali. Ciò è avvenuto, non senza successo, nel settore agricolo dopo le sanzioni del 2014. Tuttavia, per i prodotti ad alta tecnologia la sostituzione delle importazioni è molto più difficile da realizzare.

La Russia cercherà di sostituire le importazioni con prodotti nazionali. Ciò è avvenuto, non senza successo, nel settore agricolo dopo le sanzioni del 2014. Tuttavia, per i prodotti ad alta tecnologia è molto più difficile da realizzare.

Le sanzioni sulle importazioni di semiconduttori, ad esempio, hanno un impatto diretto sulle imprese russe che producono elettronica di consumo, computer, aeroplani, automobili o attrezzature militari. In questo settore, che è ovviamente cruciale nella guerra in Ucraina, le sanzioni limitano la capacità della Russia di produrre missili di precisione. Sul terreno, l'esercito russo non fa grande uso di questo tipo di missili guidati di precisione, non per moderazione ma per necessità, in quanto non ne ha abbastanza. Inoltre, la forza aerea russa ha ottenuto scarsi risultati in Ucraina, anche perché manca di munizioni guidate di precisione.

Anche il settore automobilistico risente fortemente degli effetti delle sanzioni. Quasi tutti i produttori stranieri hanno deciso di ritirarsi dalla Russia e lo scorso maggio la produzione è diminuita del 97% rispetto al 2021. Inoltre, i pochi autoveicoli ancora prodotti nelle fabbriche russe non disporranno né di airbag né di cambio automatico.

Effetti negativi per l'industria petrolifera russa

La Russia, secondo produttore mondiale di petrolio, continua a guadagnare ingenti somme dalla vendita di petrolio in tutto il mondo, in particolare ai clienti asiatici, il che la aiuta a continuare a finanziare la guerra. Con il tempo però l'industria petrolifera russa subirà le conseguenze non solo della partenza degli operatori stranieri, ma anche della crescente difficoltà di accesso a tecnologie avanzate come la trivellazione orizzontale. In effetti, la capacità della Russia di sfruttare nuovi giacimenti sarà limitata, con un conseguente calo della produzione. Infine, vi è il settore dell'aviazione civile, che svolge un ruolo molto importante in un paese così vasto. Circa 700 dei 1 100 aerei civili russi provengono dall'estero. La Russia dovrà sacrificare gran parte della sua flotta per trovare pezzi di ricambio e far sì che i restanti aeromobili possano volare. Anche gli aeromobili di produzione russa dipendono da tecnologie e materiali provenienti dai paesi occidentali. Come ha scritto di recente Alexander Morozov, direttore del dipartimento di Ricerca e Previsione della Banca centrale russa: "Le restrizioni comporteranno una diminuzione della raffinatezza tecnologica e ingegneristica e della produttività del lavoro nelle industrie oggetto di sanzioni. Le industrie che dipendono dalle tecnologie straniere più avanzate e quelle con processi aziendali altamente digitalizzati rischiano di essere colpite più duramente di altre".

L'elenco potrebbe proseguire con altri elementi importanti: la perdita dell'accesso ai mercati finanziari; la disconnessione della Russia dalle principali reti globali di ricerca come ad esempio il CERN; la massiccia fuga di cervelli delle élite russe, che ha visto migliaia di professionisti altamente qualificati lasciare il paese. Anche se gli effetti di questi fenomeni non sono immediatamente visibili, a medio termine l'isolamento scientifico, economico e tecnologico rappresenta per la Russia una grave perdita.

A medio termine l'isolamento scientifico, economico e tecnologico rappresenta per la Russia una grave perdita.

Mosca può affermare che le sue relazioni con molti paesi restano invariate. In realtà però le sanzioni nei confronti della Russia stanno danneggiando anche i suoi scambi con paesi che non applicano le sanzioni come la Cina. L'alternativa offerta dalla Cina all'economia russa rimane effettivamente limitata. Anche se Pechino sembra voler compiere gesti ideologici schierandosi con Mosca, rifiutandosi di condannare l'invasione o abbracciando la narrazione russa sulla minaccia rappresentata dalla NATO, nel complesso è piuttosto cauta nell'aiutare la Russia a eludere le sanzioni. Sebbene la Cina abbia aumentato le importazioni dalla Russia (principalmente nel settore energetico), le esportazioni verso tale paese sono diminuite in proporzioni paragonabili a quelle dei paesi occidentali. Pur senza ammetterlo pubblicamente, la Cina teme probabilmente che la guerra possa rafforzare la posizione degli Stati Uniti non solo in Europa ma anche in Asia, con il forte coinvolgimento di paesi come il Giappone e la Corea del Sud nella risposta all'aggressione russa. Non è esattamente questo l'obiettivo della Cina.

Di conseguenza, gli ultimi dati russi pubblicati dalla Banca centrale russa mostrano che in giugno le operazioni effettuate attraverso il sistema di pagamento russo sono diminuite del 7,2% rispetto al primo trimestre del 2022. Si tratta di un indicatore in tempo reale dell'importante rallentamento dell'economia russa. Il quesito fondamentale è ovviamente il seguente: le sanzioni e i loro effetti reali indurranno Putin a modificare i suoi calcoli strategici e, in caso affermativo, quando? In questo contesto dobbiamo restare cauti e riconoscere che le azioni del Cremlino sono sempre state disgiunte da considerazioni economiche. Putin crede nel potere magico del volontarismo politico. Ma questo non può durare per sempre e perciò l'Europa deve dar prova di pazienza strategica. La guerra sarà lunga e la prova di resistenza si protrarrà nel tempo. Non abbiamo altra scelta. Consentire alla Russia di prevalere significherebbe consentirle di distruggere le nostre democrazie e la base stessa dell'ordine mondiale basato su regole internazionali.

L'Europa deve dar prova di pazienza strategica. La guerra sarà lunga e la prova di resistenza si protrarrà nel tempo. Consentire alla Russia di prevalere significherebbe consentirle di distruggere le nostre democrazie e la base stessa dell'ordine mondiale basato su regole internazionali.

Anche se le sanzioni non cambiano la linea di condotta della Russia nel breve termine, ciò non significa che siano inutili, in quanto incidono sulla quantità di risorse necessarie per proseguire la guerra. Senza sanzioni, la Russia avrebbe, come si dice, "la botte piena e la moglie ubriaca"; con le sanzioni, sarà costretta a "scegliere tra burro e cannoni" e Putin si troverà sempre più stretto in una morsa.

Infine, vorrei sollevare in questa sede anche la questione dell'impatto presunto o reale delle sanzioni dell'UE sui paesi terzi, in particolare i paesi africani, che dipendono dal grano e dai fertilizzanti russi e ucraini. In questo contesto è molto chiaro su chi ricade la responsabilità della crisi alimentare. Le nostre sanzioni non riguardano le esportazioni russe di frumento o di fertilizzanti e se finora l'Ucraina non è riuscita a esportare il suo grano è a causa dell'aggressione della Russia e del suo blocco dei porti sul Mar Nero. Ci auguriamo tuttavia che i negoziati condotti dal Segretario generale delle Nazioni Unite consentano di risolvere rapidamente la questione. Ho informato le mie controparti africane che siamo pronti ad assisterle in caso di difficoltà connesse alle sanzioni, esortandole nel contempo a non lasciarsi ingannare dalle menzogne e dalla disinformazione delle autorità russe a questo proposito.

Ho informato le mie controparti africane che siamo pronti ad assisterle in caso di difficoltà connesse alle sanzioni, esortandole nel contempo a non lasciarsi ingannare dalle menzogne e dalla disinformazione delle autorità russe a questo proposito.

Come è emerso chiaramente nell'ultima riunione dei ministri degli Esteri del G20, è in corso a livello internazionale una "battaglia di narrazioni" su chi siano i responsabili della crisi alimentare ed energetica mondiale. Ma la vera risposta è porre fine alla guerra e questo obiettivo può essere raggiunto solo con il ritiro della Russia dall'Ucraina. Continuo a ricordare a tutti i nostri partner internazionali che il rispetto dell'integrità territoriale degli Stati e l'astensione dall'uso della forza non sono principi occidentali o europei: sono alla base dell'intero diritto internazionale e la Russia li sta calpestando. Accettare tale violazione aprirebbe la strada alla legge della giungla su scala mondiale.

L'Europa deve diventare una vera potenza

La guerra in Ucraina ha rivelato che, contrariamente a quanto molti pensavano in modo piuttosto ingenuo solo pochi anni fa, l'interdipendenza economica non garantisce automaticamente relazioni internazionali pacifiche. Per questo dall'inizio del mio mandato insisto sull'esigenza che l'Europa diventi una vera potenza. Di fronte all'invasione dell'Ucraina, siamo passati dai dibattiti alle azioni concrete dimostrando che di fronte alle provocazioni l'Europa è in grado di reagire. Poiché non vogliamo dichiarare guerra alla Russia, le sanzioni economiche e il sostegno all'Ucraina sono al centro di questa reazione. Le nostre sanzioni stanno iniziando a produrre effetti e lo faranno ancora di più nei prossimi mesi.

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"Una finestra sul mondo"- Blog dell'AR/VP Josep Borrell

Blog di Josep Borrell sulle sue attività e la politica estera europea. Contiene anche interviste, op-eds, una selezione di discorsi e video.