Un nuovo inizio per il Mediterraneo

02/03/2021 – Blog dell'AR/VP – Nell'ultimo Consiglio europeo si è discusso del partenariato rinnovato con i nostri vicini del Mediterraneo meridionale, ovvero l'oggetto della proposta da me presentata in qualità di alto rappresentante dell'Unione, insieme alla Commissione europea. Le problematiche economiche, sociali, ambientali e di sicurezza che questa regione deve fronteggiare sono state ulteriormente aggravate dalla pandemia di COVID-19. Affrontarle insieme costituisce una sfida pressante per la nostra politica esterna.

"Le problematiche che la regione del Mediterraneo meridionale deve fronteggiare sono state ulteriormente aggravate dalla pandemia di COVID-19. Affrontarle insieme costituisce una sfida pressante per la nostra politica esterna."

 

Presentando al Consiglio europeo la comunicazione sul partenariato con i paesi del vicinato meridionale, ho pensato alla dichiarazione di Barcellona. Proprio in quella città, nel 1995, l'Unione europea e i partner della regione avevano sancito la loro volontà comune di trasformare il bacino del Mediterraneo in un'area di dialogo e cooperazione, garantendo pace, stabilità e prosperità. Ero presente nelle vesti di ministro del governo spagnolo e ricordo bene la speranza suscitata all'epoca dalla dichiarazione.

La speranza sfumata delle primavere arabe

Tempo dopo, ormai dieci anni fa, le primavere arabe avevano acceso una speranza ancora più grande. Sembrava in qualche modo che potessero essere l'equivalente del 1989 per il Mediterraneo meridionale, e abbiamo creduto che fosse possibile assistere a un nuovo slancio di libertà e democrazia nella regione. Ma sappiamo tutti com'è finita: la terribile guerra che ha devastato la Siria e che è ancora in corso, il crollo del regime in Libia con le sue gravi ripercussioni nel Sahel, la diffusione del terrorismo, la crisi dei rifugiati...

 

"I giovani lasciano il loro paese per scappare dalle guerre e dalla mancanza di libertà, di lavoro e di prospettive per il futuro."

 

L'ottimismo ha lasciato il posto alla disperazione. Sono soprattutto i giovani a lasciare il loro paese: scappano dalle guerre, dalla mancanza di libertà, di lavoro e di prospettive per il futuro. Per molti versi la situazione odierna nel Mediterraneo meridionale può sembrare peggiore rispetto a quella del 1995 o del 2011.

La situazione dei nostri vicini è difficile prima di tutto dal punto di vista economico. In media, noi europei siamo otto volte più ricchi dei nostri vicini meridionali e il divario tra le due sponde del Mediterraneo tende ad aumentare. Il Mediterraneo meridionale è una delle zone meno integrate al mondo dal punto di vista economico: il commercio nella regione rappresenta meno del 6% del commercio internazionale di questi paesi. I nostri vicini del Mediterraneo meridionale sono inoltre messi in difficoltà dalla sfida dei cambiamenti climatici, che assume dimensioni massicce. Questa regione si sta infatti riscaldando più in fretta del resto del mondo, la desertificazione avanza e la concorrenza per risorse idriche già scarse si inasprisce.

Difficoltà legate alle dinamiche demografiche

Le difficoltà dei nostri vicini meridionali sono legate in larga misura anche alle loro dinamiche demografiche: la popolazione della regione è la metà di quella dell'UE ma cresce a un ritmo molto più sostenuto. Tra il 1990 e il 2019 la crescita demografica dei cinque paesi del Maghreb è stata del 57% mentre nell'UE solo del 6%. Un quarto della popolazione dei nostri vicini meridionali ha meno di 25 anni; in Europa la stessa categoria rappresenta il 15%. Le loro economie non riescono a offrire posti di lavoro sufficienti a tutti questi giovani, che pure vantano un livello di formazione sempre più alto, generando un sentimento crescente di frustrazione che spinge a emigrare.

 

"Le economie dei nostri vicini meridionali non riescono a offrire posti di lavoro sufficienti a tutti questi giovani, che pure vantano un livello di formazione sempre più alto, generando un sentimento crescente di frustrazione che spinge a emigrare."

 

Esistono indubbiamente gravi problemi di governance in diversi paesi della regione, ma dobbiamo anche chiederci perché non siamo riusciti ad aiutare maggiormente i nostri vicini a realizzare una transizione analoga a quella avvenuta nell'Europa dell'Est dopo il crollo del comunismo nel 1989.

È in questo contesto già compromesso che la pandemia di COVID-19 ha duramente colpito la regione. Il turismo, una delle principali fonti di occupazione e di reddito, è praticamente fermo. Secondo le stime dell'ILO, questi paesi hanno perso circa 17 milioni di posti di lavoro nel secondo trimestre del 2020 e la disoccupazione è più che raddoppiata a causa della pandemia.

In ogni caso le numerose sfide che la regione continua a dover affrontare richiedono, ora più che mai, una risposta comune, visto che i nostri destini sono indissolubilmente legati. È chiaro già da tempo ai paesi dell'Unione che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui quello che conosco meglio, ma credo che gli eventi degli ultimi anni lo abbiano ampiamente dimostrato anche a tutti gli europei.

 

"Le numerose sfide che il Mediterraneo meridionale continua ad affrontare richiedono ora più che mai una risposta comune, visto che i nostri destini sono indissolubilmente legati."

 

Adesso è quindi il momento di definire i prossimi passi da compiere per chiudere questo capitolo di occasioni perse. La comunicazione congiunta che ho presentato a inizio febbraio con il mio collega Olivér Várhelyi, commissario per il vicinato e l'allargamento, fornisce alcuni elementi di risposta.

In primo luogo, dobbiamo collaborare più strettamente per risolvere i nostri problemi comuni: COVID-19, conflitti, migrazione, cambiamenti climatici, terrorismo... Riusciremo ad avanzare in tutti questi ambiti solo rafforzando l'integrazione regionale mediante una maggiore cooperazione transfrontaliera.

Promuovere la neutralità carbonica e le energie rinnovabili

In particolare, proporremo ai nostri partner iniziative volte a promuovere la neutralità carbonica e le energie rinnovabili. La regione racchiude infatti un notevole potenziale, ancora ampiamente inespresso, in particolare per quanto riguarda l'energia eolica e solare. Ci impegneremo anche a promuovere l'integrazione regionale delle reti dell'energia elettrica. Aiuteremo inoltre i nostri partner ad aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici rafforzando la nostra azione di adattamento, in particolare nei settori più vulnerabili come l'agricoltura e l'approvvigionamento di acqua.

Basandoci sull'insieme degli strumenti di cui dispone l'Unione, proponiamo un piano di investimenti teso a compensare gli squilibri strutturali della regione, segnatamente in partenariato con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). Nel periodo 2021-2027 la Commissione intende stanziare 7 miliardi di EUR dal bilancio dell'UE a sostegno delle economie del Mediterraneo meridionale, il che dovrebbe permettere di mobilitare fino a 30 miliardi di EUR in investimenti pubblici e privati nella regione. La comunicazione prevede pertanto di avviare 12 iniziative faro che si concentrano per lo più sugli investimenti verdi.

Dovremo comunque fare di più. Lo sviluppo delle relazioni economiche tra l'UE e i nostri vicini meridionali deve svolgere un ruolo fondamentale per sostenere la ripresa delle attività sull'altra sponda del Mediterraneo. I nostri partner criticano il fatto che i loro squilibri commerciali con l'UE abbiano registrato un aumento negli ultimi anni: dobbiamo fare uno sforzo in quest'ambito. In tale contesto, la nostra volontà di aumentare l'autonomia strategica dell'Unione riducendo la nostra dipendenza da paesi lontani rappresenta un'opportunità per sviluppare i nostri legami economici con i vicini del Mediterraneo meridionale.

 

"La nostra volontà di aumentare l'autonomia strategica dell'Unione riducendo la nostra dipendenza da paesi lontani rappresenta un'opportunità per sviluppare i nostri legami con i vicini del Mediterraneo meridionale. "

 

Per riuscirci sarà tuttavia necessario mettere in atto anche le riforme indispensabili in materia di rispetto dello Stato di diritto o di buon governo, che sono urgenti sia per ripristinare la fiducia dei cittadini nel futuro delle società, sia per lo sviluppo economico della regione. Più in particolare dovremo aiutare i governi che sono disposti a progredire in questi ambiti.

Una grande sfida geopolitica

Riuscire a sviluppare le nostre relazioni con i vicini del Mediterraneo meridionale rappresenta una grande sfida geopolitica. Per essere più efficaci, dovremo agire al massimo livello, e tutti insieme. L'impegno congiunto di tutti i nostri Stati membri in questo partenariato è essenziale sia per quanto riguarda la sicurezza, sia nell'ambito della cooperazione economica. Le reti diplomatiche degli Stati membri, la loro cooperazione di lunga data con i paesi del Mediterraneo meridionale e la loro capacità di mobilitare gli attori privati dei paesi dell'UE saranno indispensabili per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo fissati.

 

"L'impegno congiunto di tutti i nostri Stati membri nel partenariato con i nostri vicini meridionali è essenziale sia per quanto riguarda la sicurezza, sia nell'ambito della cooperazione economica. "

 

Per dimostrare questo impegno collettivo dobbiamo dare un segnale politico forte. Ho quindi suggerito ai capi di Stato e di governo di organizzare regolarmente incontri al massimo livello con tutti i paesi della regione, alla stregua di quanto facciamo nel quadro del nostro partenariato orientale.

Tenuto conto della portata delle sfide con cui il Mediterraneo deve misurarsi, dovremo agire con tutta la determinazione necessaria per riuscire ad esserne all'altezza nei prossimi anni. Dovremo in particolare lavorare nello spirito del "Team Europa", coordinando strettamente l'azione degli Stati membri e della Commissione. Il 26 febbraio scorso i capi di Stato e di governo ci hanno vivamente incoraggiato in questa direzione.

 

 

 

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