Bosnia-Erzegovina: la crisi migratoria è lungi dall'essere risolta

05/01/2021 – Blog dell'AR/VP – Nel corso delle ultime settimane siamo stati testimoni di una grave crisi umanitaria che ha colpito centinaia di migranti in Bosnia-Erzegovina, crisi imputabile principalmente alla governance disfunzionale del paese. Tale crisi, tuttavia, ci ricorda anche l'urgente necessità di aggiornare la nostra politica comune in materia di asilo e migrazione.

"La grave crisi umanitaria che colpisce centinaia di migranti in Bosnia-Erzegovina ci ricorda l'urgente necessità di aggiornare la nostra politica comune in materia di asilo e migrazione."

 

Nel corso degli ultimi giorni, nel bel mezzo delle celebrazioni di Natale e Capodanno, ho lavorato con i miei colleghi, i commissari Johansson e Lenarčič, per migliorare la drammatica situazione umanitaria in Bosnia-Erzegovina, dove migliaia di rifugiati e migranti vulnerabili si trovano senza protezione, all'aperto in condizioni invernali durissime che ne mettono a repentaglio la vita. È un'esperienza da cui si dovrebbero trarre insegnamenti.

Condizioni di vita del tutto inadeguate e pericolose

Il 23 dicembre è stato chiuso il centro di accoglienza per migranti di Lipa. Si trattava di una struttura consistente in tende estive, aperta in risposta alla COVID-19 nel cantone dell'Una Sana della Bosnia-Erzegovina, al confine con la Croazia. Ospitava oltre 1 200 migranti, in condizioni del tutto inadeguate e pericolose in inverno.

Dopo che le autorità della Bosnia-Erzegovina hanno ignorato i ripetuti appelli a garantire condizioni di vita di base e sicure e un trattamento umano, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), che gestiva il campo di Lipa, ne ha avviato la chiusura il 23 dicembre. Secondo quanto riferito, alcuni occupanti hanno poi dato fuoco al campo in segno di protesta, rendendolo inabitabile.

3 000 migranti senza un alloggio di base in pieno inverno

La chiusura del centro di Lipa ha privato circa 3 000 rifugiati e migranti di un accesso, in pieno inverno, a un alloggio e a servizi di base. Ci sarebbe un'alternativa: il centro Bira nella vicina città di Bihać, che è stato ristrutturato grazie a un sostegno dell'UE pari a 3,5 milioni di EUR. È adatto all'inverno, ma rimane vuoto poiché le autorità e la popolazione locali si oppongono alla sua apertura.

 

"Il centro per migranti Bira, ristrutturato grazie a un sostegno dell'UE pari a 3,5 milioni di EUR, è adatto all'inverno, ma rimane vuoto poiché le autorità locali si oppongono alla sua apertura."

 

Il Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina ha deciso ben due volte, il 21 e il 31 dicembre, di aprire il centro Bira. Le autorità locali continuano tuttavia a bloccarne l'apertura, opponendosi all'attuazione della decisione del Consiglio dei ministri. Adducono la mancata ripartizione delle responsabilità tra le varie regioni del paese nella gestione della presenza di migranti e rifugiati e la preoccupazione per la propria sicurezza espressa dalla popolazione locale, soprattutto a Bihać.

Nel tentativo di trovare una soluzione alternativa, il ministro della Sicurezza della Bosnia-Erzegovina ha cercato di ricollocare i migranti a Bradina, nel cantone dell'Erzegovina-Narenta. Anche questo piano hatuttavia incontrato la resistenza delle autorità locali. Il Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina non ha appoggiato l'idea, che è stata poi abbandonata. A causa delle disfunzioni nel processo decisionale in Bosnia-Erzegovina, le autorità statali non hanno offerto ai migranti nessun'altra soluzione.

 

"A causa delle disfunzioni nel processo decisionale in Bosnia-Erzegovina, le autorità statali non hanno offerto ai migranti nessun'altra soluzione."

 

Non sapendo dove altro andare, circa 900 persone sono costrette, da ormai una settimana, a dormire all'aperto a Lipa, mentre altre 800 circa si sono rifugiate in edifici abbandonati e nei boschi. Il tempo è freddo e umido ed è molto probabile che nelle prossime settimane la situazione peggiori. Le vite di varie centinaia di persone sono in grave pericolo e i loro diritti umani fondamentali vengono ignorati.

L'UE si adopera dall'inizio della crisi

L'UE ha avviato dialoghi con tutti gli attori coinvolti fin dall'inizio della crisi in corso e da mesi chiede alle autorità di evitare una catastrofe umanitaria. Dopo le iniziative concertate di sensibilizzazione dell'UE la notte di San Silvestro, sono state finalmente inviate le forze armate della Bosnia-Erzegovina per fornire tende e assistenza di emergenza. È un primo passo importante. Ora è necessario adoperarsi con urgenza per fornire servizi di base, quali servizi igienico-sanitari, acqua corrente, letti e riscaldamento.

Il 2 gennaio l'ambasciatore/RSUE dell'UE per la Bosnia-Erzegovina Johann Sattler e gli ambasciatori di Austria, Germania e Italia hanno incontrato a Sarajevo il ministro della Sicurezza della Bosnia-Erzegovina Selmo Cikotić allo scopo di esaminare soluzioni urgenti per rispondere alle esigenze di base della popolazione e garantire condizioni umane in loco.

La Bosnia-Erzegovina conta circa 8 000-9 000 migranti

Considerando la situazione complessiva, in Bosnia-Erzegovina si trovano in totale circa 8 000-9 000 rifugiati e migranti. I centri di accoglienza per migranti Bira, Borići, Miral, Sedra, Lipa, Ušivak e Blažuj dispongono di una capacità di 7 400 posti per 5 600 migranti registrati ufficialmente. Dal 2018 l'UE invita ripetutamente le autorità del paese ad affrontare efficacemente la questione della migrazione. Quella di Lipa non è la prima crisi.

Malgrado le ripetute attività di sensibilizzazione ad alto livello e i considerevoli aiuti finanziari dell'UE destinati a rispondere alle esigenze di migranti e rifugiati e a rafforzare la gestione delle frontiere e dell'asilo, le autorità del paese non hanno garantito né una gestione efficace delle capacità di accoglienza né un sistema di asilo funzionante. Indipendentemente dal fatto che la maggior parte di questi migranti e rifugiati si trova in Bosnia-Erzegovina solo perché è alla ricerca di un futuro migliore nella nostra Unione, la Bosnia-Erzegovina ha, ai sensi degli strumenti internazionali in materia di diritti umani, l'obbligo di occuparsi di loro sul proprio territorio.

 

"L'UE non ha mai smesso di aiutare la Bosnia-Erzegovina a rispondere alle esigenze di migranti e rifugiati e a rafforzare la gestione delle frontiere e dell'asilo."

 

L'UE non ha mai smesso di aiutare la Bosnia-Erzegovina a tal fine. Dal 2018 l'UE ha fornito oltre 88 milioni di EUR destinati a soddisfare le esigenze immediate di rifugiati, richiedenti asilo e migranti e ad aiutare il paese a rafforzare le sue capacità di gestione della migrazione. Recentemente, il 3 gennaio, la Commissione europea ha annunciato aiuti umanitari per un valore di 3,5 milioni di EUR a sostegno dei rifugiati e dei migranti colpiti dalla catastrofe umanitaria nel cantone dell'Una Sana.

 

"Dobbiamo garantire che i migranti in cerca di asilo nell'UE ricevano ovunque un trattamento dignitoso e godano di condizioni di vita umane durante l'intera procedura."

 

Dobbiamo garantire che i migranti in cerca di asilo nell'UE ricevano un trattamento dignitoso e godano di condizioni di vita umane durante l'intera procedura. Dobbiamo pretenderlo ovunque, nell'UE e nei nostri paesi partner. Sfortunatamente il problema non si presenta solo in Bosnia-Erzegovina. Tuttavia, in questo caso la particolarità è che si dispone di una capacità pienamente attrezzata, ma non la si utilizza. Anche se siamo disponibili a prestare assistenza affinché questo obiettivo sia raggiunto, i nostri paesi partner devono assumersi le proprie responsabilità in materia. E questi principi dovrebbero applicarsi in Bosnia-Erzegovina, dato che il paese aspira a divenire membro dell'UE.

 

"La crisi attualmente in corso in Bosnia-Erzegovina ci ricorda che la risposta alla migrazione con destinazione Europa rimane una delle questioni più complesse che dobbiamo affrontare."

 

Più in generale, la crisi attualmente in corso in Bosnia-Erzegovina ci ricorda che le sfide globali relative alla migrazione e la risposta alla migrazione con destinazione Europa rimangono una delle massime responsabilità e, allo stesso tempo, una delle questioni più complesse che dobbiamo affrontare. Per superare con successo tale sfida dobbiamo rafforzare la nostra politica comune in materia di asilo e migrazione.

L'urgenza di un nuovo patto europeo sull'immigrazione e l'asilo

Per conseguire tale obiettivo, in settembre la Commissione europea ha proposto un nuovo patto sull'immigrazione e l'asilo, attualmente in fase di discussione da parte degli Stati membri dell'UE. Tale patto definisce procedure più veloci ed efficienti, così da evitare alle persone anni di limbo in attesa che le loro domande di asilo siano trattate. Cerca di trovare un equilibrio tra i principi di equa ripartizione delle responsabilità e di solidarietà. Al contempo valuta la cooperazione con i paesi partner in materia di migrazione e di percorsi legali. Per ripristinare la fiducia sia tra gli Stati membri che nella capacità dell'Unione europea di gestire la migrazione, è essenziale che il pacchetto sia adottato e attuato celermente.

 

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