Cisgiordania: l'annessione non è una soluzione

08/07/2020 - Il 7 luglio i ministri degli Affari esteri di Germania, Francia, Egitto e Giordania hanno tenuto un'importante discussione sui rischi connessi all'annessione unilaterale di parti della Cisgiordania. Purtroppo non ho potuto parteciparvi, dato che ero in viaggio per affrontare altre questioni altrettanto importanti. L'UE era rappresentata dalla segretaria generale del SEAE e dalla rappresentante speciale dell'UE per il Medio Oriente.

"L'UE mantiene il suo impegno a favore della soluzione negoziata dei due Stati, l'unica via realistica e sostenibile per porre fine al conflitto israelo-palestinese."

La riunione è stata quanto mai opportuna e condivido pienamente le conclusioni cui si è giunti (link esterno). I miei colleghi ministri europei ed io non lesineremo gli sforzi diplomatici per aiutare Israele a comprendere i rischi derivanti dal iniziative finalizzate all'annessione unilaterale di parti della Cisgiordania. L'Europa e Israele sono molto vicini dal punto di vista geografico, culturale ed economico e non è nell'interesse di nessuno che questa relazione si interrompa.

 

"Non lesineremo gli sforzi diplomatici per aiutare Israele a comprendere i rischi derivanti dal iniziative finalizzate all'annessione unilaterale di parti della Cisgiordania."

 

L'annessione costituirebbe una violazione del diritto internazionale; provocherà un danno concreto alle prospettive di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati; avrebbe inoltre un impatto negativo sulla stabilità regionale, sulle nostre relazioni con Israele, sulle relazioni tra Israele e gli Stati arabi e, potenzialmente, sulla sicurezza di Israele.

Qualsiasi violazione del diritto internazionale, in particolare quando riguarda l'annessione di territori, ha implicazioni anche per l'intero ordine internazionale basato su regole, e incide su altre zone di conflitto.

Un rischio per la buona cooperazione tra l'UE e Israele

Forte del mio legame personale con la regione, ho sottolineato, sia nelle conversazioni private con i leader israeliani che in pubblico, che l'annessione metterebbe a rischio la buona cooperazione con Israele. Non è certo ciò che vogliamo. Al contrario, abbiamo l'opportunità di rivitalizzare le nostre relazioni in tempi che possono richiedere una collaborazione ancora più stretta per garantire la stabilità regionale in Medio Oriente. Ma non possiamo riconoscere e non riconosceremo alcun cambiamento dei confini precedenti al 1967 che non sia concordato da entrambe le parti in conflitto.

 

"Non possiamo riconoscere e non riconosceremo alcun cambiamento dei confini precedenti al 1967 che non sia concordato da entrambe le parti in conflitto."

 

L'UE conferma il suo impegno a favore della soluzione negoziata dei due Stati basata sul diritto internazionale e sulle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite. È l'unica via realistica e sostenibile per porre fine a questo conflitto. Così come abbiamo esortato Israele ad astenersi da iniziative unilaterali, abbiamo anche esortato i palestinesi a sedersi nuovamente al tavolo dei negoziati. Dobbiamo unire i nostri sforzi a quelli di tutti i partner, nella regione e non solo, che come noi perseguono la pace e, insieme a loro, dobbiamo incoraggiare le parti a riprendere i negoziati.

La pace non può essere imposta, deve essere negoziata, per quanto difficile ciò possa essere. Continuerò a lavorare alacremente per sostenere questi sforzi e contribuire alla mobilitazione della comunità internazionale per favorire un risultato sostenibile e reciprocamente accettabile.

 

 

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